Da diversi anni lo Yemen attraversa una profonda crisi politica e istituzionale che ha sconvolto il paese, i suoi rapporti con il terrorismo e quelli con le potenze occidentali.
Tuttavia, già molto tempo prima dell’accentuarsi della crisi per la presenza di Al Qaeda, lo Yemen presentava margini inaccettabili di insicurezza. Il territorio yemenita, privo di una reale autorità centrale e in mano a differenti famiglie e tribù, presentava un quadro pericoloso per tutti coloro che uscivano da Sanaa.
La prassi di fermare i convogli turistici e di chiedere una modesta cifra in denaro per lasciare proseguire il cammino - esistente da decenni - si è lentamente convertita in rapina, la rapina in sequestro fino ai recenti e ripetuti casi di omicidio per mancato pagamento del riscatto.
Le argomentazioni prodotte da turisti italiani intervistati dalla stampa e nei blog ("Eravamo passati di qui molte altre volte e non era mai successo niente") si commentano da sole. Non c’è dubbio che siano la prova dell’evidente leggerezza con cui in tanti viaggiano o organizzano viaggi.
Non occorre attendere il morto per rendersi conto che un paese dove le jeep di turisti vengono fermate da bande armate di kalashnikov è un paese pericoloso.
Purtroppo la pubblicità data a queste dichiarazioni dalla stampa - ha finito con il convincere altri turisti a partire creando - così - nuove vittime.
Noi reputiamo che da molti anni manchino in Yemen le condizioni minime di sicurezza per potere compiere qualunque forma di turismo.
Per questo ogni programmazione di VIAGGI di CULTURA concernente lo Yemen è sospesa da anni e lo resterà ancora sine die.