È ormai noto come nell’antichità il colore giocasse un ruolo determinante sia in arte che in architettura: per questo, l’impiego di quelli che oggi definiamo “marmi antichi”, pietre caratterizzate da colori e venature particolari, è attestato fin dalla preistoria per la realizzazione di oggetti, sculture, elementi architettonici e di arredo. Queste pietre divennero ben presto un vero e proprio status symbol, essendo spesso originarie di Paesi lontani, di limitata disponibilità e difficile estrazione, fattori che contribuirono a renderle materiali molto costosi e ricercati. L’ampio uso che ne venne fatto in età romana favorì la fioritura di un mercato che aveva come destinazione non solo Roma ma tutto l’impero e che fu soggetto a leggi che ne regolavano i diritti di estrazione e i costi di vendita. I colori e le caratteristiche di molte di queste pietre le caricarono di particolari valori simbolici: è questo il caso del porfido, le cui cave erano a diretto controllo imperiale e il cui uso rimase per secoli appannaggio degli imperatori e simbolo di regalità. Il viaggio dei marmi antichi continua poi nella simbologia che venne loro attribuita in età bizantina per poi approdare nei campionari delle wunderkammern e nei souvenirs del Grand Tour.
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