Anticipazione: Il programma è in corso di aggiornamento
Breve e incalzante, segnato dalle vaste vedute dell'altopiano anatolico.
Un inizio 'ruggente': Ittita. Una conclusione bizantina di pari livello: Trebisonda. In mezzo alcune delle pagine più belle dell'arte selgiuchide e ottomana. Con il grande capolavoro rappresentato da Divrigi.

Negli immensi scenari dell'altopiano anatolico si svolgono le vicende affascinanti di numerosi popoli. Diversi modi di credere, di organizzarsi, di pensare allo Stato, di concepire la religione, la politica, la famiglia e la società. Culture diverse che qui - in qualche modo - hanno dovuto o imparare a convivere o soccombere.
Il viaggio di questa fine estate ne tocca molte. Tracce importanti, sopravvissute nel tempo nonostante terremoti politici e il ruolo devastante del nazionalismo (il genocidio degli Armeni) e le catastrofi naturali (i terremoti).
Nonostante una storia così tormentata, l'altopiano anatolico che attraverseremo offre testimonianze di grande importanza su:
- Urartu, con la cittadella di Altintepe;
- gli Ittiti e i numerosi popoli che si possono osservare al Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara e sui siti di Hattusa e Yazilikaya;
- il Mondo bizantino e greco con il monastero di Sumela e Trebisonda

Ma, è vero, cuore del viaggio è l'arte turca che in questi luoghi tocca vertici altissimi. Ne sono protagonisti indiscussi, ma non unici, i Turchi selgiuchidi, popolo straordinario e imprevedibile, passato nel giro di pochi decenni da gruppo di mercenari di marginale importanza a potenza continentale. Capace di unificare sotto di sé la Persia, la Mesopotamia, parte dell’Asia Minore e la Siria.